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  • ddl riforma fiscale: revisione dell’Irpef e delle addizionali
17 Maggio 2023

La riforma fiscale dei primi anni Settanta era ispirata al modello di tassazione di qualunque reddito prodotto ad aliquote progressive. Tale scelta iniziale, però, fu da subito derogata con la previsione dell’assoggettamento a imposta sostitutiva di alcune tipologie di redditi di capitale.

La proposta contenuta nella legge delega di riforma fiscale prevede, fra i principi di riforma dell’Irpef, una graduale riduzione delle aliquote medie effettive per incentivare l’offerta di occupazione e la partecipazione al mercato del lavoro, con particolare riferimento ai giovani, nonché l’attività imprenditoriale e l’emersione degli imponibili. Al fine di incentivare l’attività imprenditoriale, specie nella fase di avvio di nuove iniziative produttive da parte dei giovani, viene assicurata, in sede di riordino della tassazione Irpef, l’attuale tassazione forfettaria dei redditi d’impresa per i soggetti di ridotte dimensioni.

Secondo Confartigianato il mantenimento della tassazione forfettaria del reddito d’impresa di ridottissime dimensioni è importante perché la semplificazione degli adempimenti burocratici, a cui tali soggetti hanno diritto, insieme alla certezza del carico fiscale (15% o 5%) hanno permesso l’avvio di un percorso virtuoso per migliaia di contribuenti, in gran parte giovani e secondi percettori di reddito garantendo emersione di base imponibile.

Confartigianato è critica invece sul fatto che nella proposta di legge nulla viene detto in merito alla possibilità di garantire una medesima area di esenzione da tassazione ai diversi redditi da lavoro (dipendente, autonomo, impresa), ricompresi nella base imponibile Irpef. In sostanza, a parità di reddito, deve corrispondere la medesima imposta introducendo un “minimo vitale esente” uguale per tutte le persone fisiche con la sola, eventuale, correzione legata all’ammontare del reddito complessivo.

Confartigianato valuta in modo positivo la scelta di inserire fra i principi di delega la sostituzione delle attuali addizionali regionali e comunali all’Irpef con sovraimposte al tributo stesso – aventi quindi come base imponibile il debito di imposta erariale e non la stessa base imponibile Irpef – la cui manovrabilità all’interno di un range predefinito rimarrebbe in capo all’ente territoriale (Regione e Comune).

Tale scelta avrebbe l’indubbio vantaggio di semplificare il sistema tributario senza far venir meno la “manovrabilità” del tributo in capo agli enti mantenendo, quindi, quegli elementi di federalismo fiscale che dovrebbero rappresentare pilastri di autonomia e di responsabilità degli amministratori locali.

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