Iva agevolata, con aliquota del 5% o del 10%, per la stampa su carta o cartone riciclati, credito di imposta di almeno il 50% per depliant, volantini, manifesti. Sono queste le principali proposte di Confartigianato al Governo per dare una boccata d’ossigeno al settore tipografico e grafico messi in ginocchio dalla pandemia.
Le attività del settore tipografico e grafico applicato alla tipografia, già duramente colpite dal cambiamento epocale subito negli anni scorsi, sono state ulteriormente investite dalla crisi Covid-19 che ha contribuito ad accelerare il cambiamento in atto, peraltro agevolato anche dai numerosi incentivi dedicati al settore digitale che, seppure strategici per lo sviluppo delle imprese italiane, hanno comunque distolto l’attenzione dal settore tipografico.
“A seguito delle restrizioni alla mobilità e all’aggregazione per combattere l’epidemia si sono drasticamente ridotti eventi pubblici, convegni, congressi, fiere e meeting aziendali, con conseguente pesante flessione nel settore della pubblicità che interessa la produzione di volantini, depliant, cataloghi e relativa progettazione grafica, il cui fatturato è diminuito nel 2020 del 15,7% – ha spiegato Leonardo Cassinelli, presidente di Confartigianato Imprese Parma -. La riduzione è poi stata accentuata dal crollo del turismo, sia per vacanza che per lavoro, che ha fortemente impattato su tutto l’indotto. Una serie di concause che hanno prodotto cali di fatturato particolarmente pesanti per tutto il comparto”.
La ricognizione condotta ad inizio 2021 da Confartigianato sulle micro e piccole imprese mette in evidenza che le imprese della comunicazione, che si occupano di grafica e tipografia, registrano per il fatturato del 2020 un taglio di un terzo (-33,7%) rispetto all’anno precedente, una riduzione di oltre otto punti superiore a quella registrata dalla media delle micro e piccole imprese (-25,5%).
Se pensiamo che queste contribuiscono per quasi i due terzi al fatturato del settore, si stima che le micro e piccole imprese che svolgono attività di tipografia abbiano registrato una perdita di ricavi nel 2020 di 2.268 milioni. Il rischio concreto di chiudere per molte di queste imprese è dietro l’angolo.
“Con dati come questi si rendono assolutamente necessarie alcune misure urgenti per tamponare una situazione già complicata che rischia di provocare la chiusura di molte aziende e che a sua volta creerebbe problemi di emergenza sociale causati dalla perdita dell’impiego di numerosi dipendenti, spesso difficilmente ricollocabili nel mondo del lavoro – prosegue Cassinelli”.
Di qui le proposte elaborate da Confartigianato Comunicazione per offrire un po’ di ossigeno al comparto.
Una prima risposta a questo problema sarebbe prevedere per le aziende il credito d’imposta di almeno il 50% sulla pubblicità formulando un emendamento alla attuale disposizione (articolo 57-bis, DL 50/2017) per includervi anche la pubblicità realizzata tramite depliant, brochure, volantini, manifesti ecc (che sempre più spesso sono realizzati in forma immateriale) visto che la norma prevede il credito solo per un incremento della pubblicità sulla stampa quotidiana e periodica, anche online e sulle emittenti televisive e radiofoniche locali.
A questa misura si potrebbe aggiungere un’aliquota Iva agevolata per la stampa su supporti riciclati o riciclabili.
“La transizione ecologica è uno dei temi principali, non solo in Italia, però è necessario garantire reali vantaggi alle imprese di trasformazione di questi materiali che si traducano poi in vantaggi per i consumatori finali che ne incentivino l’acquisto e quindi l’instaurarsi di un circolo virtuoso. Spesso i consumatori sono infatti scoraggiati ad acquistare articoli realizzati con materiali derivati da cellulosa riciclata o riciclabile a causa di prezzi di acquisto poco convenienti rispetto ad altri articoli.
Ecco quindi che se le aziende trasformatrici potessero adottare un’aliquota Iva ridotta, al 5% o al 10%, per la stampa di altri prodotti diversi da giornali, libri effettuata su supporto cartaceo riciclato, questa si tradurrebbe in prezzi più concorrenziali dei prodotti eco- compatibili da parte dei consumatori – conclude Cassinelli”.