“Nei prossimi anni vorremmo considerarci come artigiani dell’Italia, occupandocene con la stessa meticolosità, dedizione, pazienza e amore con cui un artigiano si occupa dei suoi prodotti. Sappiate che il Governo rema nella stessa vostra direzione, non contro di voi”. Con queste parole la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha risposto alle richieste di Marco Granelli, presidente di Confartigianato Imprese, all’Assemblea di Confartigianato riunita a Roma.
Assemblea alla quale ha partecipato un’ampia rappresentanza di imprenditori associati, dirigenti, funzionari, pensionati e collaboratori di Confartigianato Parma, capitanati dal presidente provinciale Enrico Bricca e dal segretario Ivano Mangi.
Meloni ha risposto punto per punto alla relazione del presidente Granelli il quale ha offerto la forza degli artigiani e delle micro e piccole imprese quali ‘costruttori di futuro’, anche per le nuove generazioni, confidando in un nuovo patto di fiducia tra lo Stato e le imprese, per lo sviluppo economico e sociale del nostro Paese”.
Ad ascoltare le parole del leader degli artigiani e della Presidente Meloni, erano presenti i delegati del Sistema Confartigianato, i rappresentanti del Parlamento, tra cui il Presidente del Senato Ignazio La Russa, del Governo, delle forze economiche e sociali.
L’Assemblea si è aperta con la lettura del messaggio inviato dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella: “Rinnovare, rafforzare la competitività delle piccole imprese e dell’artigianato significa promuovere eccellenze del nostro Paese e, per quanto riguarda l’artigianato di produzione, integrare filiere, rilanciare economie delle aree interne anche con effetti perequativi di lungo termine. E’ un’opportunità di incoraggiamento dell’imprenditorialità giovanile e un catalizzatore di flussi di capitale umano in storiche realtà italiane, impoverite e colpite dall’esodo. Istituzioni della Repubblica, parti sociali, imprenditori, sono chiamati a concorrere a questi obiettivi e mi è grato, rivolgendo gli auguri di buon lavoro alla vostra Assemblea, auspicare successo in questa impresa”.
L’Assemblea è stata l’occasione per chiedere al premier Giorgia Meloni attenzione all’artigianato e alle micro e piccole imprese, rimuovendo gli ostacoli “che – ha sottolineato il Presidente di Confartigianato – troppo spesso mortificano il nostro talento e le nostre ambizioni”.
Per Granelli, infatti “gli appesantimenti amministrativi in materia di lavoro si sommano alla Torre di Babele della legislazione fiscale: secondo la Banca Mondiale per tempi e procedure per pagare le tasse, nel 2020, l’Italia si colloca al 128esimo posto, ultima tra i 27 paesi dell’Unione europea. Le imprese, in questo difficile momento – ha proseguito Granelli – hanno bisogno di avvertire il fisco come lo strumento con cui lo Stato garantisce servizi di qualità ai propri cittadini e solidarietà nei confronti dei più deboli e non come un nemico da cui difendersi. Auspichiamo in questo senso la ripresa di un tavolo di confronto sull’avvio della riforma fiscale”.
Al centro della relazione di Granelli diversi temi fra cui il caro energetico, bonus edilizi, il lavoro. “Confartigianato chiede di smetterla con gli approcci ideologici, rimettendolo al centro dell’azione politica, puntando sull’apprendistato, sull’alternanza scuola lavoro, nell’istruzione professionalizzante e su politiche attive moderne ed efficaci che partano dai reali fabbisogni delle imprese”.
La Presidente Giorgia Meloni ha replicato alla relazione ricordando: “Noi compiamo un mese dal giuramento e in un mese abbiamo già incontrato parti sociali e imprese. Come voi credo nel valore centrale dei corpi intermedi“. Vorrei che il nostro non fosse semplicemente un confronto di carattere sindacale su quello di cui io ho bisogno e su ciò di cui avete bisogno voi. Ma vorrei un confronto stabile sulla strategia di questa nazione, perché il problema dell’Italia è che le è mancata una strategia e invece ha un disperato bisogno di scegliere dove vuole andare e cosa vuole essere e coinvolgere tutti gli attori della nazione dell’economia per puntare a un obiettivo”.
Meloni ha poi affrontato il tema della difesa del made in Italy, segnalando che “nei prossimi giorni vogliamo accompagnare la manovra finanziaria con allegato ad hoc dedicato alla valorizzazione e la tutela del Made in Italy, della proprietà intellettuale, della lotta alla contraffazione. Questo sarà oggetto del nostro confronto”.
Sulla riduzione del costo del lavoro, Meloni ha sottolineato che “l’orizzonte della legislatura è un taglio del 5% almeno” del cuneo fiscale “due terzi al lavoratore, un terzo all’azienda. Anche l’azienda deve avere un beneficio dal taglio del cuneo fiscale”. E sempre in tema di lavoro, ha aggiunto: “Dalla legislatura precedente usciamo con la concezione che la povertà la potevi abolire con un decreto, che la crescita si possa fare con una norma dello Stato ma lo Stato non crea crescita, lo fanno le aziende. Allo Stato compete di mettere nelle condizioni di lavorare, non mettere i bastoni tra le ruote“.
E ancora sul reddito di cittadinanza, ha spiegato: “Se avessimo avuto più tempo avremmo potuto fare la riforma organica che faremo. Ma siamo rimasti fedeli al nostro principio: uno Stato giusto non mette sullo stesso piano dell’assistenza chi può lavorare e chi non può lavorare. Il Reddito di cittadinanza alla fine del 2023 per chi è in condizione di lavorare è abolito. Nel 2023 abbiamo scelto di immaginare un periodo transitorio, non avendo potuto lavorare sugli strumenti per accompagnare queste persone verso il lavoro ma abbiamo ristretto di molto i paletti, intanto i mesi in cui si può avere il sussidio, poi che alla prima offerta rifiutata decade il Reddito e infine, che se prendi il Reddito, minimo devi stare sul territorio italiano”.
E sui bonus edilizia, Meloni ha detto: “Oggi abbiano dovuto correggere la norma, quello che ci preme è il pregresso perché ora ci ritroviamo con i cassetti fiscali delle banche pieni e le cessioni di nuovi crediti vuote”. Ha quindi ammonito: “Lo Stato ce la metterà tutta, ma le banche qualcosa di più possono fare”, assicurando che, rispetto ai cosiddetti ‘esodati del 110’ “noi faremo quello che possiamo per dare una mano, purché anche altri ci diano una mano”.