Per realizzare un appalto pubblico infrastrutturale in Italia servono 7 mesi in più rispetto alla media europea.
A rallentare i lavori sono i numerosi passaggi burocratici che incidono per il 54,3% sui tempi complessivi per completare le opere. A denunciare l’ombra pesante della burocrazia sugli appalti e sull’attuazione dei progetti del Recovery Plan è l’Ufficio di Studi di Confartigianato che ha rilevato l’impatto degli adempimenti amministrativi sulla competitività del nostro Paese.
In particolare, per quanto riguarda le infrastrutture materiali, Confartigianato ha calcolato che in Italia occorrono in media 815 giorni, circa 2 anni e 3 mesi, per completare l’iter di un appalto pubblico (ovvero dalla pubblicità del bando di gara al termine dei lavori, comprensivo del pagamento dell’impresa appaltatrice), come ad esempio la riasfaltatura di 20 km di una strada a doppia corsia, senza lavori accessori né successivi all’esecuzione.
Tale tempistica supera di 7 mesi i 605 giorni rilevati in media nell’Ue a 27 e colloca il nostro Paese al penultimo posto nell’Unione Europea, davanti soltanto alla Grecia dove il ciclo di vita dell’appalto è di 1.120 giorni.
Nel dettaglio, in Italia sono necessari 320 giorni per la prima fase che va dalla pubblicità del bando di gara all’inizio dei lavori e per la seconda fase, che comprende l’esecuzione del lavoro e il pagamento dell’imprese appaltatrice; questi intervalli di tempo risultano essere più lunghi rispettivamente del 25,0% rispetto ai 256 giorni dell’Ue e del 41,8% rispetto ai 349 giorni dell’Ue.
In Italia la prima fase copre il 39,3% del ciclo di vita dell’appalto e la seconda fase è la più lunga del processo, rappresentando il 60,7%, quota di tre punti superiore alla media Ue del 57,7%. Si segnala che nella seconda fase incidono negativamente le operazioni di certificazione del termine dei lavori proprio in Italia e Grecia dove occorrono rispettivamente 180 giorni e 235 giorni a fronte di una media europea di 68 giorni.
Inoltre, secondo la rilevazione di Confartigianato, il 54,3% del tempo necessario per completare l’opera pubblica in Italia è assorbito dai cosiddetti tempi di attraversamento, calcolati tra la fine di una fase e l’avvio della successiva, che non sono utilizzati per realizzare l’opera, ma vengono impegnati da procedimenti burocratici ed autorizzativi.
La lentezza della nostra burocrazia pesa direttamente anche sulle tasche delle imprese che realizzano l’appalto: in Italia, infatti, devono aspettare in media 90 giorni per essere pagate dall’Ente pubblico appaltante, vale a dire il doppio rispetto ai 46 giorni della media Ue e tre volte in più del limite massimo di 30 giorni imposto dalla direttiva comunitaria sui tempi di pagamento.