Non solo superbonus. La ripresa in corso, trainata dal dinamismo degli investimenti in costruzioni, su cui influisce la detrazione al 110% con oltre 46 mila interventi per 5,1 miliardi di euro per lavori già eseguiti al 30 settembre, è dovuta anche al crescente utilizzo di tutti gli altri incentivi fiscali per l’edilizia: nei primi sette mesi del 2021 le entrate tributarie delle ritenute a titolo di acconto sui bonifici per beneficiare di oneri deducibili o detrazioni – prevalentemente generate da incentivi per ristrutturazioni ed ecobonus – salgono del 23,9% rispetto alla media del triennio pre-Covid-19 (2017-2019).
Il bonus casa è di grande importanza per l’attivazione della domanda: secondo l’ultimo rapporto della Camera dei deputati sugli incentivi per il recupero e la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio, le detrazioni per il recupero edilizio, che determinano l’87,2% degli investimenti incentivati, mediamente attivano 22,3 miliardi di investimenti all’anno, il 45% in più dei 15,36 miliardi previsti dal Pnrr per gli interventi per l’efficienza energetica e riqualificazione degli edifici.
La manovra 2022-2024 dovrebbe accelerare la dinamica degli investimenti in costruzioni, il cui tasso di crescita annuo nel periodo passa dal +4,6% all’anno a politiche invariate, al +5,1% comprendendo gli effetti della prossima legge di bilancio.
Gli interventi sul parco edilizio, sostenuti dagli incentivi fiscali, sono essenziali per la transizione ecologica. Il 65% delle abitazioni è stato costruito prima del 1976, anno della prima legge sul risparmio energetico. Nello scenario delineato dal Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (Pniec), il contributo più significativo alla riduzione delle emissioni è rappresentato dai settori dei trasporti (al 2030 in riduzione per 21 MtCO2eq rispetto allo scenario base del 2020) e dal civile, residenziale e terziario; in quest’ultimo settore la riduzione delle emissioni di 20 MtCO2eq, pari al 27,8% in meno, riflette “l’accelerazione attesa nel ritmo di efficientamento degli edifici esistenti, rafforzata da una maggiore diffusione di interventi di riqualificazione profonda”. Il settore civile pesa per il 38% della riduzione totale di emissioni previste da Piano nel prossimo decennio.
Inoltre, va ricordato che i bonus edilizi rispettano le priorità per gli interventi della manovra di bilancio indicate dal Governo: sostegno per la crescita, l’occupazione e la produttività. Sempre secondo il rapporto della Camera dei deputati, infatti, “gli investimenti attivati attraverso le detrazioni fiscali assorbono, considerando anche l’indotto delle costruzioni, 382 mila occupati in media annua”. Inoltre, la crescita economica indotta dagli incentivi fiscali si associa ad un marcato aumento della produttività: nell’arco dell’ultimo quinquennio (2015-2020) il valore aggiunto per ora lavorata nelle costruzioni sale del 6,1% a fronte di un +1,3% della media dell’Ue a 27. Infine, gli effetti degli interventi sulle detrazioni edilizie ricadono su una ampia platea di imprese della filiera – che comprende edilizia, installazione di impianti e altri lavori specializzati nelle costruzioni, produzione di manufatti per l’edilizia e studi professionali di ingegneria e architettura – in cui è attivo quasi un milione di imprese (992 mila unità) che danno lavoro a 2,2 milioni di addetti. Gli effetti anticiclici degli interventi fiscali sono necessari per rilanciare la filiera che nell’arco del decennio pre-Covid-19 ha perso quasi un milione (935 mila) di occupati.
“La ripresa dell’economia – sottolinea Stefano Crestini, presidente di Anaepa-Confartigianato Edilizia – potrebbe venire rallentata dal depotenziamento delle agevolazioni edilizie che hanno ruolo essenziale per il rilancio complessivo del settore e per la transizione ecologica ed energetica del Paese. Vanno nella direzione giusta le risoluzioni parlamentari sulla Nota di Aggiornamento al DEF approvate la scorsa settimana, nelle quali si indica la necessità di una proroga, come auspicato anche dall’Anaepa, di tutti i bonus edilizi (bonus ristrutturazioni 50%, ecobonus 65%, etc.) in scadenza a fine anno, oltre che della misura del superbonus 110 per cento, ivi inclusi il rinnovo del cosiddetto «sconto in fattura» e «cedibilità del credito»”.
“Limitarsi alla sola proroga del Superbonus – prosegue Crestini – non consentirebbe di proseguire con il circolo virtuoso della riqualificazione di tutti quegli immobili che non hanno i requisiti per accedere al 110% e che potrebbero usufruire, ad esempio, del bonus facciate 90% nel caso di rifacimento di facciate sottoposte a vincolo. La proroga dei bonus edilizi non può essere un’alternativa: ridurne l’aliquota o addirittura abolirli potrebbe vanificare gli sforzi e gli investimenti di contribuenti e operatori del settore fatti finora. Occorre una strategia temporale più ampia, che vada oltre i continui rinnovi annuali dei bonus e che sia coerente con la tempistica reale degli interventi edilizi”.