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  • Crediti per ricerca e sviluppo: troppo spesso contestati dall’Entrate
22 Settembre 2022

Da qualche settimana l’Agenzia delle Entrate sta notificando atti che contestano alle imprese i crediti per attività di “Ricerca e Sviluppo” e la relativa compensazione con debiti erariali.

L’agevolazione per l’attività “Ricerca e sviluppo”, introdotta dal d.l. 145 del 2013 e dal d.m. 27.5.2015, riguarda le annualità dal 2014 al 2019.

L’Agenzia, frequentemente, ritiene che i progetti siano privi del requisito della novità e che sia carente la prova documentale dei costi sostenuti per la ricerca scientifica.

Nella maggior parte dei casi e sono molteplici, la contestazione non ha ancora epilogo in un accertamento impugnabile, pertanto il contribuente si trova di fronte a una scelta non facile: attendere l’atto di accertamento per impugnarlo e fare valere le proprie ragioni davanti al giudice oppure rinunziarvi, restituendo il credito con lo sconto di sanzioni e interessi.

Infatti, come ci ricorda l’Agenzia, l’art. 5 del d.l. 146/2021 ha introdotto una speciale sanatoria, limitatamente alle spese sostenute, ma ritenute non agevolabili, che comporta la restituzione del solo credito purchè il contribuente abbia agito in buona fede. Tale sanatoria non è illimitata nel tempo, infatti il legislatore richiede che la scelta venga effettuata entro il 30 settembre 2022. Tuttavia il decreto aiuti-ter (144/2022) prevede la proroga della scadenza al 31 ottobre 2022. Ricordiamo tuttavia che il decreto non ha ancora terminato il suo iter parlamentare e pertanto potrebbe essere oggetto di modifiche.

Ciò che più ci preme evidenziare è che i problemi maggiori li scontano le piccole e medie imprese, le quali, certamente hanno idee innovative e geniali, come c’insegna il vivace tessuto produttivo emiliano con le sue eccellenze, ma, proprio per la loro dimensione, le piccole e medie imprese spesso non hanno settori dedicati o una struttura organizzata per l’attività di ricerca e sviluppo.

Sarebbe auspicabile che l’Agenzia delle Entrate, prima di procedere a contestare il presupposto del credito per la ricerca e lo sviluppo, ovvero la novità dell’invenzione, si rivolgesse al ministero dello Sviluppo Economico, per un parere tecnico-scientifico, sul quale l’Agenzia non ha competenze.

La posizione assunta dall’Agenzia delle Entrate, rivelatrice di un preconcetto, che punta il dito sull’autenticità delle invenzioni, prima di essere verificate, frustra lo scopo perseguito dal legislatore di incentivare la ricerca sperimentale e, nel contempo, penalizza l’esercizio del diritto di difesa per i costi eccessivamente elevati.

Come già detto, ma preme ribadirlo, le piccole imprese faticano a sostenere il peso economico della decisione, che frequentemente coinvolge anche più anni, di resistere alla pretesa delle Entrate, pur se convinte di aver ragione, con buona pace dell’incentivo che si voleva dare, a tutte le imprese, d’implementare la ricerca scientifica.

Categories: Fiscale

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