Per le piccole imprese il costo del denaro è più alto che per le grandi, a Parma, nel 2022, sulla base dello stock dei prestiti concessi alle imprese fino a 20 addetti e alla distribuzione di questi nelle piccole imprese (20-49 addetti), si stima che sia costato 68 milioni in più. Questo quanto emerso dalle analisi dell’ufficio Studi di Confartigianato.
E ciò accade in tutta Italia e quindi anche a livello regionale. In Emilia Romagna l’analisi del costo del credito evidenza che a marzo 2023 il tasso di interesse bancario attivo (TAE) pagato dal totale delle imprese si attesta al 4,78%, il terzo più basso rilevato tra le regioni (-39 punti base vs media nazionale), in aumento di 207 punti base rispetto a quello di giugno 2022, nove mesi prima della stretta monetaria.
A livello nazionale, lo scorso maggio, i tassi sui prestiti alle imprese sono saliti al 4,81%, con un aumento di 362 punti base nell’arco di un anno. Un livello così alto non si registrava dalla crisi del novembre del 2008.
Del resto la stretta monetaria sta proseguendo, rischiando di frenare l’economia italiana e dell’Eurozona, quest’ultima già caduta in recessione tecnica. L’inflazione scende, con una stabilizzazione dei prezzi dell’energia, che rimangono tuttavia del 53% superiori a quelli del 2019.
A giugno 2023 il trend dei prezzi al consumo armonizzati mostra una netta decelerazione, segnando un aumento del 6,7% (era 8,0% a maggio) e rimanendo superiore al +5,5% della media Eurozona (era 6,1% a maggio). In dodici mesi i tassi ufficiali sono stati rialzati nove volte, per complessivi 425 punti base.
Se Parma si attesta a + 68 mln non va meglio nelle altre province: a Bologna si arriva a 139 milioni di euro, 105 mln a Modena, 80 mln a Reggio Emilia, 69 milioni di euro a Forlì-Cesena, 61 milioni di euro a Rimini, 60 mln a Ravenna, 46 mln a Piacenza e 36 a Ferrara.
Sono poi evidenti i segnali di tensione sulla domanda di credito con i prestiti alle piccole imprese, che in Emilia-Romagna sono in calo da dicembre 2021. A marzo 2023 (ultimo dato disponibile) la dinamica del credito concesso alle piccole imprese emiliano-romagnole – corretta soprattutto per le cartolarizzazioni – scende del -5,9% (era del -4,4% a dicembre 2022). Flessione più accentuata rispetto a quella rilevata a livello nazionale (-4,4% a marzo 2023) e in controtendenza rispetto al +0,8% registrato per il totale imprese emiliano-romagnole.
“I rialzi continui determinano un appesantimento del costo del denaro e hanno pesanti ripercussioni su, mutui, credito, consumi delle famiglie e investimenti delle imprese – commenta Enrico Bricca, presidente di Confartigianato Imprese Parma -. In particolare questa decisione è destinata a danneggiare ulteriormente le micro e piccole imprese e le imprese artigiane che per finanziarsi ricorrono principalmente al credito bancario”.
Nel dettaglio esaminando il trend del credito per settore e territorio si osserva che nelle costruzioni tutte le province sono in calo, in particolare perdono di più in termini di prestiti concessi, contribuendo a determinare la flessione del credito rilevata a livello regionale (-9,4%), Forlì- Cesena (-21,8%), Ferrara e Parma (-10,3% ciascuna) e Bologna (-9,6%); nei servizi contribuiscono maggiormente al risultato regionale le contrazioni dei prestiti più marcate rilevate per le imprese di Ravenna (-10,6%), Forlì-Cesena e Modena (-9,2% ciascuna) e Parma (-9,0%); e nel manifatturiero la dinamica positiva regionale è correlata alla crescita dei prestiti del +19% rilevata per Bologna, del +9,4% rilevata per Reggio Emilia e del +2,2% rilevata per Ravenna.